Gian Martinelli

La RADIO dalla RAI alle PRIVATE

L’invenzione della comunicazione radiofonica, attraverso l’utilizzo delle onde elettromagnetiche, si deve all’ingegno dell’italiano Guglielmo Marconi, il quale alla fine dell’Ottocento cominciò a fare i primi esperimenti di trasmissione in Cornovaglia. L’intuizione dello scienziato non trovò la fiducia dell’Italia, l’Inghilterra fu disponibile. A partire dagli anni Venti, tutti compresero la portata della nuova invenzione, sperimentata con successo nel corso della prima guerra mondiale, e, per questa ragione, si scatenò una vera e propria competizione per accaparrarsene la gestione.

In Italia fino al 1974 i privati non potevano aprire una stazione radio. La legge riservava allo Stato l’esercizio esclusivo della radiodiffusione circolare. Le uniche eccezioni, dopo la caduta del regime fascista, erano state: Radio Sardegna (1943-1952) e Radio Ferrara (durata alcuni mesi nel 1946). Si ascoltava la radio pubblica (Radio Rai) e si guardava la televisione pubblica (Rai TV). Solo nel Nord Italia potevano essere ricevute in FM le tre emittenti estere che trasmettevano in lingua italiana: Radio Capodistria, Radio Monte Carlo e Radio Svizzera Italiana.

Nel 1974 la Corte Costituzionale concesse ai privati la facoltà di trasmettere via cavo in ambito locale. Fu la prima storica sentenza contro il monopolio statale. La trasmissione via etere rimaneva interdetta ai privati. Però, sentendo che i tempi stavano cambiando, alcuni pensarono che prima o poi sarebbero state liberalizzate anche le trasmissioni via etere. Senza aspettare un successivo pronunciamento, furono aperte in alcune città italiane radio private via etere.